lunedì 22 ottobre 2012

Non voglio sapere

(...) E' proprio così, da soli, che davvero ci si sposa. In segreto, come ombre aderenti, le nostre ombre non viste nemmeno da noi stessi. E i nostri glutei riflettono gettando, come fionde, luce su astrazioni e concretezze, su ideologie, su fedi, su ideali, su valori e patrimoni vari, solidi e aeriformi, ossia su tutto ciò che rovina la vita. Se penso a te - lei dice e anch'io - penso solo a te, non devo ridurmi a mettere insieme esistenza e senso, non devo complicarmi a collegare, a tenere fisse e salde quelle astruse fermezze che non ho, né umiliarmi a credere di credere. (...) Non voglio saperne, non voglio sapere. Questo sfiorarono i primi scrittori delle cose umane quando ci collocarono nel giardino in Eden: lavoro e sapienza non sono che assilli. Nudi, senza vergogna ci risiamo. E qui, ora, io non penso che a te, tu non pensi che a me. Chissà se riusciremo a non pronunciare la frase distruttiva: "C'è tutto un mondo là fuori". A non rivestirci, a non uscire come numeri del lotto, l'ambo giocato e preso da chi è là nel mondo. (Pasquale Panella, SPOSIAMOCI, dal numero di ottobre 2012 di IL, il maschile de IL SOLE 24 ORE).