domenica 16 settembre 2012

L'ora del silenzio

Questa produzione continua di rumore e di suoni ha una matrice strutturale molto precisa: è necessario intrattenere l'uomo, riempire tutti i pori del suo tempo, evitare che si allontani dal continuo vortice di emozioni prodotte da un apparato produttivo sempre più vasto. Questa infiltrazione capillare dell'intrattenimento ha il proprio avversario nella pausa, nella sosta, nella riflessione silenziosa e personale o in qualsiasi cosa le somigli o la ricordi. (...) 

Rimane poco da inventare da soli, perché la grande chiacchiera, anche quella dei nuovi media, invade tutto l'orizzonte e non possiamo sottrarci: siamo irrimediabilmente connessi, parte di un metabolismo che ci sorpassa. Una volta potevi decidere di "staccare", di lasciare il mondo senza preavviso e raggiungere un luogo raccolto e silenzioso. Oggi però siamo tutti "connessi viaggiatori", e il cellulare ci raggiunge ovunque. Chi lo spegne non innesca mai negli altri il sospetto della libertà, ma solo preoccupazione e fastidio per la sua diserzione: che gli sarà successo? Chi crede di essere? Per far sparire le tue tracce devi staccare la batteria, come fanno i ricercati nei film americani. (...) 

In una società fondata sul dogma della espansione continua e sulla organizzazione capillare della distrazione, ogni silenzio appare sospetto, il sintomo di una malattia nascosta, che richiede l'immediata apertura di una pratica terapeutica e la proiezione in quell'universo profilattico nel quale ogni difformità dall'euforia d'ordinanza viene chiamata depressione, un buco nero che ovviamente va colmato al più presto. Tutto può essere curato, ogni soglia può essere spostata in avanti: nulla è più estraneo alla nostra società dell'affacciarsi sul limite, del sostare e riflettere sul fatto che per vivere bisogna misurarsi con ciò che non è manipolabile a nostro piacimento, che la vita conosce sconfitte e apprendimenti dolorosi, ma anche splendidi e indicibili intervalli, momenti in cui il silenzio è l'unico suono giusto. (Franco Cassano, L'ora del silenzio, da Repubblica del 16/09/12)